foto di Elena Fiorio - Burano maggio 2009
Decanoupage 1 – Lola
31 maggio 2020

Uno strappo alla regola... per la piccola Lola!


Decanoupage 1
Lola
collage 21X14,8 cm.

Collezione privata Giuliana Cabo

Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.


Commenti
Categorie: animali · cibo · creatività · degattoupage · fiori e piante · fotografia · oggetti
Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Degattoupage 8 – Oliver dolce fornaio
14 luglio 2018

Proprio belli gli orsetti che abbracciano le mandorle...


Degattoupage 8
Oliver dolce fornaio
collage 14,8x21 cm.

Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.


Commenti
Categorie: animali · cibo · creatività · degattoupage · fotografia · gatti
Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Antica Pizzeria Leone
4 maggio 2018

Festeggiamenti con la pummarola 'ncoppa...


Pizza tradizionale napoletana a Milano.

L'Antica Pizzeria Leone accoglie in un piccolo ingresso con i mattoni a vista, dove c'è il forno a legna, per poi condurre in un'unica ampia sala con in fondo una grande vetrata che affaccia sulla cucina. L'arredo vivacemente colorato è demodé ad arte con tanto di insegna al neon.

Propone pizza napoletana con cornicione alto e mozzarella campana in molteplici farciture (secondo tradizione e non); pizza fritta; pagnottielli; fritti napoletani serviti nel "cuoppo" (zeppoline, crocché di patate, arancini di riso, calzoncini, montanare, chips); taglieri e piatti a base di mozzarella di bufala e dolci prevalentemente partenopei. Unica concessione alla milanesità: le insalatone.

Piacevolissime le piccole sorprese offerte a inizio e fine pasto.

www.facebook.com/pg/Antica-Pizzeria-Leone

Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.


Commenti
Categorie: cibo · ristoranti
Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

El fanfarniche e la granita in man
24 settembre 2016

Estratti dal libro "Chi xé mona, staga a casa!" di Espedita Grandesso sottotitolato: detti, insulti e prese in giro.

EL FANFARNICHE. Il dolce in oggetto ha più denominazioni, ma ricordo solo questa; consisteva in una treccia composta da zucchero di canna e melassa, lunga un dito e grossa, forse, un poco di più. Era un dolce durissimo, che noi bambini di allora consumavamo succhiandolo lentamente, fino ad avere le labbra e la lingua infiammate, per poi sgranocchiarlo, una volta che la massa si fosse ridotta, grazie ai nostri denti che facevano concorrenza a quelli dei molossi. (...) Questo dolce esiziale ha fatto parte della mia infanzia e di quella di tanti altri bambini: ci ha spinto a sgraffignare qualche lira per raggiungere la quota di dieci (tanto costava un pezzo di quella robaccia); ci ha spinto a mentire alle nostre "sante mamme" (erano definite così durante l'ora di catechismo) (...)
Sfuggendo all'occhiuta attenzione di mia madre che, apprensiva ma dotata di buon senso, a volte mi lasciava uscire con altre quattro o cinque bambine conosciute, ho potuto assistere alla "creazione del fanfarniche".
In campo Santa Margherita, nei giorni di mercato, arrivava un signore rivestito di un grembiule bianco pieno di macchie multicolori, col suo meraviglioso carretto, che si smontava e rimontava fino a fargli assumere la forma di un banco da vendita, con annessa vetrinetta contenente vari dolci, sempre rigorosamente a base di zucchero: croccanti, frutta caramellata, caramelle e mosche (quelle entravano nella vetrinetta "motu proprio" e il padrone faceva l'atto di cacciarle, ma poi si rassegnava, avendo altro da fare).
Dall'interno del carretto l'omino (era, infatti, un signore di bassa statura) estraeva un treppiedi di ferro e un calderone che poneva sul treppiedi e riempiva con un secchio d'acqua, sotto al treppiedi accendeva un fuoco vivo di legna aiutandosi, credo, con uno spruzzo d'alcol o di benzina. Quando all'interno della caldaia l'acqua bolliva, il "mago del fanfarniche" ci versava sopra della melassa e dello zucchero grezzo, poi afferrava un mestolo di legno e cominciava a girarlo e rigirarlo nella massa sempre più compatta e collosa. (...)
Quando la massa nel calderone aveva raggiunto la giusta consistenza e un colore bruciato e dorato, molto simile a quello dell'avventurina, il mago, armato di due pezzi di vecchia coperta, toglieva la caldaia dal fuoco, che spegneva con i piedi, calzati in zoccoli di legno pesante, e versava il contenuto sul ripiano di zinco del famoso carretto multiuso. A questo punto avveniva qualcosa d'impensabile: il mago afferrava destramente quella massa infuocata e la lanciava contro un gancio attaccato a un'asse verticale, annessa al suo trabiccolo, la stirava e la intrecciava, lanciandola e rilanciandola fino a farle assumere lo spessore voluto. Ogni tanto, per non scottarsi troppo o per rendere i palmi scivolosi, si sputava nelle mani e riprendeva con lena e rapidità la lavorazione della treccia di zucchero.
Quando la treccia aveva raggiunto il giusto spessore, la toglieva dal gancio, la posava sul ripiano di zinco e, prima che s'indurisse troppo, la tagliava con un coltellaccio da macellaio in tanti pezzetti, miracolosamente uguali, dopo di che posava i pezzi di fanfarniche su un vassoietto e li metteva nella vetrina, assieme all'altra mercanzia: un pezzo di quel dolce costava dieci lire, gli altri troppo di più. Il farfarniche aveva una parte notevole nella nostra vita spirituale di bambine cattoliche, perché era motivo non irrilevante delle nostre confessioni nel settore "bugie" e "peccati di gola".

LA GRANITA IN MAN. Altro motivo di contenzioso con le "sante mamme" (e nella maggior parte dei casi lo erano davvero, povere donne) era la granita in man, un peccato di gola estivo, non meno perseguito del fanfarniche.
La bancarella delle granite spuntava verso giugno su una fondamenta dietro a quella dove abitavo e rimaneva lì per tutta l'estate, almeno fino a settembre. La gestiva una signora né vecchia né giovane: una madre di famiglia, che aveva trovato il modo di arrotondare le entrate o di supplire alla disoccupazione del coniuge.
Anche in questo caso la bancarella era alquanto imponente, perché nelle pieghe riposte del suo ventre doveva starci una piccola ghiacciaia, una scorta di bottiglie d'aranciata, limonata e birra e chissà che altro. Un vetro divideva dagli avventori le bottiglie con gli sciroppi, i bicchieri e una serie di cucchiaini contenuti in un bussolotto di alluminio, mentre una piccola macchina azionata a mano serviva per grattare il ghiaccio: il tutto era sormontato da una tenda a righe, mentre la padrona, quando non c'erano clienti, leggeva Bolero o Grand Hotel su una sedia impagliata, portata da casa.
È probabile che il grosso delle entrate provenisse alla signora dalla vendita delle granite, che erano varie di prezzo e dimensioni: c'erano le granite da venti lire, riservate alle ragazze grandi, che se le facevano offrire dal "moroso", ed erano servite in lunghi bicchieri da bibita.
Quando avevamo ricevuto la paghetta o una mancia, anche noi bambine acquistavamo una granita da venti, ma non nel bicchiere grande, perché al posto della quantità di ghiaccio "da venti lire" chiedevamo tre diversi tipi di sciroppo fortemente colorato. Infatti, non consideravamo lo sciroppo per il suo sapore, bensì per il suo colore; la triade rosso-blu-giallo significava - più o meno - il mélange di sapori al lampone (o all'amarena), all'anice e alla banana: era una cosa indegna ma, poiché i colori ci sembravano belli e brillanti, mandavamo giù tutto senza battere ciglio. Sopravvissute alla guerra, le granatine di sapore vomitevole non ci facevano nessun effetto.
Le dieci lire davano diritto alla quantità di ghiaccio tritato contenuta in un bicchiere da vino e a due soli colori: la padrona, su questo punto, era irremovibile perché, se avesse ceduto a sganciare un solo pelino di un terzo colore a una bambina, tutte le altre l'avrebbero tormentata per il rimanente della sua vita.
Bicchieri e cucchiai usati venivano messi dentro una mastelletta di zinco con acqua e varechina e posti a sciacquarsi dentro un altro contenitore smaltato, direttamente sotto il getto della fontana pubblica poco distante. Ma c'era di peggio; visto che spesso non avevamo neppure le dieci lire, ma solo cinque, la fantasiosa signora, un po' per pietà, un po' per rapinarci anche quelle, si era inventata un nuovo sistema di servire la granita: riempiva un bicchiere piccolo di ghiaccio nel quale versava un solo sciroppo (le cinque lire, infatti, davano diritto a un solo colore) e poi ci sformava la granatina direttamente in mano.
Ecco: quella da cinque lire era la famosa granita in man, tanto vanamente perseguita dalle mamme, giustamente preoccupate che non ci prendessimo il colera, ma non tanto avvedute - o possidenti - da rifilarci qualcosa di più di quelle misere cinque lire. (...)
Succedeva così che, depositate le nostre cinque lire sul banco, occupavamo un po' di tempo a saltare come capre per non sbrodolare sul grembiulino la granita che si scioglieva, passando in fretta il ghiaccio sciroppato da una mano all'altra, succhiando disperatamente perché quelle preziose cinque lire non finissero per terra in tante goccioline d'acqua colorata; dopo, andavamo in fila indiana (mica tanto, ci rifilavamo certi spintoni per arrivare prime) alla fontana pubblica, per lavarci le mani e il muso impiastricciati di sciroppo, asciugandoci le mani sul lembo del grembiule di tela.
Anche la granita in man, per quanto ricordo, al sabato diventava oggetto di confessione, come lo era stato, nelle altre stagioni, il famigerato fanfarniche.

Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.


Commenti
Categorie: lettura
Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Polvere di Ippocrasso
12 dicembre 2015

Assaggiato per la prima volta a Golosaria 2011 e... ritrovato!


Il vino medioevale Polvere di Ippocrasso, prodotto esclusivo dell’Agriturismo Parco Verde, è una fedele riproduzione di una prelibatezza medioevale preparata sulla base di un’antica ricetta del 1.000 d.C. custodita al Museo Archeologico Nazionale della Val D’Agri a Grumentum.

Il vino medioevale Polvere d’Ippocrasso viene prodotto a lotti da 20 litri esclusivamente con una procedura artigianale che prevede il filtraggio attraverso panni come da tradizione medioevale. La base costituita da vino Bordolese dell’Alta Val d’Agri, con una piccola percentuale di Aglianico del Vulture, secondo le indicazioni della ricetta viene speziata con l’aggiunta di cannella, pepe nero, zenzero, galanga secca e miele.

Il risultato è un vino unico e piacevolissimo con profumo di cannella e frutta del sottobosco tipica del vitigno aglianico che rivela al palato un armonico sapore di zenzero e pepe nero. Ottimo per accompagnare i dolci ma anche i formaggi erborinati e medio-stagionati, è sorprendente in abbinamento alla carne di cinghiale.

Bevanda di origine greca a base di vino rosso, si presume fosse utilizzata intorno al 460 a.C., anche se il suo largo uso inizia a partire dal medioevo sino al 1700, per poi scomparire del tutto con il trascorrere dei secoli.

Polvere di Ippocrasso vino medievale
Agriturismo Parco Verde, Contrada Spineta (Potenza)
Formato: 0,50 l.
Classificazione: bevanda alcolica speziata.
Casa produttrice: azienda agrituristica "Parco Verde".
Zona di produzione: Grumento Nova (Basilicata).
Contenuto alcolico: 15%.
Ingredienti: vino, zucchero e/o miele, cannella, zenzero e/o galanga secca, pepe nero.
Colore: rosso rubino intenso.
Profumo: molto intenso, speziato.
Sapore: equilibrato, caldo, di spiccata personalità.
Temperatura di servizio: 6/8° C.

www.agriturismoparcoverde.it

Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.


Commenti
Categorie: bere
Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Ham Holy Burger
18 luglio 2015

La mia ordinazione tipo: fries gourmet (patate fritte con la buccia tagliate a grossi spicchi servite con cinque salsine) e polpettine gipsy (polpette di vitellone di razza piemontese servite con guacamole, chutney di mango e salsa allo yogurt)...



Ham Holy Burger è una catena di piccoli locali decisamente originali, a Milano sono tre, che servono hamburger gourmet di sola carne razza piemontese Presidio Slow Food.

Si ordina con l’iPad componendo il proprio hamburger per sottrazione o addizione di ingredienti, grado di cottura della carne e preparazione a panino o al piatto.
Oltre all'hamburger di manzo, hamburger di pollo, di maiale e di seitan per accontentare proprio tutti.

Altre interessanti proposte: hot dog di wurstel di carne italiana, piattini (polpette, tartare e tagliate), taglieri, patate fritte (a chips o a spicchi), insalate e dolci.

Un menu ridotto (cinque piatti per tipologia) che cambia con una certa frequenza, corredato da una buona selezione di birre e qualche vino.

Consigliatissimo.

www.hamholyburger.com

Un saluto allo staff di Via Marghera a Milano!

Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.


Commenti
Categorie: bere · cibo · ristoranti
Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Ricettario di Elena
18 gennaio 2015



Un'epocale novità. Tutte le ricette sinora postate (sessantaquattro) e quelle a venire, finalmente raccolte e categorizzate nel ricettario di elena. Divise per portata: antipasti, primi, secondi, contorni, dolci, frutta e bere ma anche raccolte in menù stagionali: primavera, estate, autunno, inverno e per destinatari: onnivori, vegetariani e vegani.

Un nuovo header con i miei amori pelosetti e tante icone colorate che guidano nelle Categorie principali. Tantissime Categorie secondarie per agevolare la ricerca di tipologie di preparazione, materie prime e cucine tipiche e Pagine con imperdibili dietro le quinte. Bello vero?

Per andare al ricettario cliccare su ricettario di elena nella colonna a destra sotto le categorie. Al contrario dal ricettario si torna al sito principale cliccando su elenafiorio.it nella colonna a destra sotto le categorie secondarie.

Grazie, grazie, grazie al mio informatico del cuore! Bravissimo e pazientissimo.

Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.


Commenti
Categorie: cibo · creatività · gatti · ricette
Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

La Sidreria
28 febbraio 2014

Bella serata a La Sidreria con tanto di inaspettato incontro mondogattoso e insolita grandinata invernale... In bocca al lupo a Lisa per la sua nuova avventura e grazie all'intera tavolata anche per la poesia in rima baciata...


La Sidreria, in zona Forlanini, è un locale allegro e informale con formula all you can eat (and drink!).
L'ampio menu fisso, che cambia mensilmente, propone piatti semplici ma originali e stuzzicanti dove la mela regna sovrana. Tre antipasti, due primi, un secondo e un piatto con tre assaggi di dolci, spillatura illimitata (ma senza sprechi) di cinque tipi di sidro da una grande botte a parete, acqua, caffè e liquorino da scegliere tra una sfiziosa selezione. Bis concessi a patto di esserne in grado!
Ideale per una divertente cena tra amici diversa dal solito.

Sulla strada che univa Milano a Brescia, all'altezza del terzo cippo miliare sorgeva, già in epoca romana, un piccolo negozio di alimenti, vini e stoffe che serviva i bisogni dei viandanti. Sono poi le cronache del 1346 a parlare di "un'osteria rivierasca presso il pons Opii sul Lambretto" detta dell’Oppio, nome derivante dall’Acero opalo o Loppo largamente diffuso nella zona. Durante la dominazione spagnola poi, trecento anni dopo, l'osteria diventava una tipica posteria pronta ad accogliere stranieri e passanti. Negli anni intorno al 1848, il generale austriaco Josef Radetsky frequentava abitualmente l'"Hosteria del Oppio" e se di giorno nel locale si ritrovano a bere e mangiare i suoi uomini la notte intorno agli stessi tavoli si davano convegno giovanotti armati di moschetto con la coccarda tricolore sul cappello che presero poi parte alle cinque giornate di Milano. E' passato molto più di un secolo da quegli anni e oggi "La Sidreria" rinnova la sua tradizione di locanda storica riproponendo una bevanda un tempo diffusa in tutto il nord Italia: il sidro.

Coeur de Neufchatel: formaggio francese di latte vaccino crudo a crosta fiorita e pasta morbida e cremosa è prodotto con la caratteristica forma di cuore. Ha ottenuto il marchio AOC nel 1969 e pare sia il formaggio più vecchio della Normandia dato che le sue origini risalgono al 1035. La leggenda racconta che durante la guerra dei Cento Anni, per la festa di fine anno, le giovani donne offrissero ai soldati inglesi questi formaggi a forma di cuore come segno d'amore.

Belper Knolle: formaggio svizzero di latte vaccino crudo modellato a mano a forma di piccola sfera e poi passato nel pepe nero macinato grosso, aglio e sale dell’Himalaya. Ha un sapore molto deciso e particolarmente aromatico. E’ l’invenzione di un casaro di Belp, cittadina a pochi chilometri da Berna, il nome letteralmente significa tartufo di Belp per il suo aspetto e perché quando è stagionato può essere tagliato a lamine sottili proprio come un tartufo.

Ho già voglia di provare il menu di marzo!

www.lasidreria.it

Per visualizzare eventuali immagini legate a questo post cliccare qui.


Commenti
Categorie: bere · cibo · ristoranti
Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,