14 gennaio 2012
Estratti da “Le luci nelle case degli altri” di Chiara Gamberale.
Non ho aspettato nemmeno che Lorenzo mi invitasse ad entrare, per fare quella domanda che ormai mi rimbalzava in testa da ore (…) “Come si fanno i bambini?”
Lorenzo allora ha allargato gli occhi (uno verde e l’altro marrone, tutti e due grandissimi), e mi ha detto andiamo di là, in salotto.
Mi ha invitato a sedermi su una poltrona, è sprofondato su un’altra e ha cominciato a prepararsi una sigaretta, con una cartina, del tabacco e quella che all’epoca mi sembrava solo una strana pallina di gomma (…)
“La vita umana cara Mandorla, è una pazzia” ha cominciato. “C’è chi crede, pensa a te: alle decisioni che prende, alle cose che fa… come se avessero senso! E invece non ce l’hanno, tocca abituarsi: siamo tutti, nessuno escluso, frutto del sogno di un vecchio ubriaco che non sa che cosa cazzo dice, figuriamoci se sa che cosa sogna.”
“Si, ma i bambini? Come si fanno?” ho insistito.
“Un attimo, adesso ci arrivo.” (…)
“Come” ha dato un ultimo tiro alla sigaretta che poi ha spento in una tazzina di caffè, sul bracciolo della poltrona.
“Vuoi sapere proprio come, nel senso di: praticamente?”
“Si.” C’era bisogno che lo ribadissi? Parlare con quell’uomo pareva impossibile.
“Le donne hanno quella cosa, fra le gambe: la maledizione di noi uomini che altrimenti passeremmo il tempo a fare cose interessantissime”
“Tipo?” (…)
“Dunque” ha sospirato, “da tutte le parti ci arriva il messaggio che amare è bello. Pensa alle favole che raccontano a voi femmine quando siete piccole. Biancaneve e la Bella Addormentata avrebbero dormito tutta la vita se non arrivava il Principe Azzurro a svegliarle. E Cenerentola? Avrebbe continuato a pulire cessi. O no?”
“Si?” Che potevo dire?
“Si. O meglio: no. Cioè: si, siamo martellati dalla promessa che quando troveremo l’amore potremo dirci davvero realizzati, ma no: non è vero. Chi l’ha deciso che imboccare i figli del Principe Azzurro per Biancaneve sia stato meglio che dormire tutta la vita, circondata però dall’affetto dei suoi amici nani che sicuramente, una volta diventata madre, è stata troppo occupata con la casa, i pannolini e tutto il resto per poter anche solo sentire al telefono? Eh? Chi l’ha detto?”
“Ma poveri nani…” non potevo che considerare.
“Poveri nani, Mandorla, brava! Poveri nani. Perchè, le tre fatine della Bella Addormentata? Quante volte pensi che andrà a trovarle, quella stronza, quando dovrà stare dietro all’argenteria del castello dove andrà ad abitare, o quando dovrà iscrivere i bambini a equitazione, perchè vuoi che non sappiano andare a cavallo, i figli del re?”
“Povere fatine!”
“Povere fatine, certo. Ma…” e ha dato l’ultimo tiro al mozzicone di canna che ormai gli stava bruciando i polpastelli “ma è proprio chi tifa per i sette nani e per le tre fatine che può farcela.”
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