Ricetta: gnocchi freddi in viola1 luglio 2019
Dopo i ravioli tiepidi, ecco gli gnocchi freddi...
Gnocchi freddi in viola
500 gr. di gnocchi con rapa rossa Mamma Emma
120 gr. di piselli lessati
80 gr. di prosciutto cotto a dadini
80 gr. di quartirolo
olio extravergine d'oliva
sale e pepe
Tagliare a dadini il quartirolo.
Lessare gli gnocchi di patate alla barbabietola in acqua salata, un minuto meno di quanto indicato sulla confezione, poi scolarli molto bene con una schiumarola e adagiarli in un unico strato su un grande piatto da portata. Lasciarli raffreddare completamente se necessario mettendoli per qualche minuto in frigorifero.
Disporre sugli gnocchi freddi i piselli, i dadini di prosciutto e quelli di quartirolo. Salare, pepare e condire con un generoso giro d'olio.
Servire gli gnocchi in viola freddi.
Non sembrano lamponi giganti?!!
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Curiosità sulla pasta15 settembre 2017
Alcune curiosità tratte dalla
"Cronologia della pasta" dei Musei del Cibo di Parma.
Federico II, stando alla testimonianza del poeta Walter von der Vogelweide (1165-1230 ca.), amava particolarmente
i maccheroni dal sugo dolce, conditi cioè con lo zucchero, come si usava allora.
Fra’ Salimbene da Parma (1221-1282) parlando nella sua
Cronica di un frate grosso e corpulento, tal Giovanni da Ravenna, annota:
“non vidi mai nessuno che come lui si abbuffasse tanto volentieri di lasagne con formaggio”.
Giovanni Boccaccio (1313 ca.-1375) nel suo
Decamerone, raccontando le delizie del paese del Bengodi, dove chi più dorme più guadagna, descrive una montagna di formaggio parmigiano grattugiato, dal quale rotolano giù maccheroni e ravioli cotti in brodo di cappone.
Sull’origine del tortellino scrive Alessandro Tassoni (1565-1635) nella
Secchia Rapita:
“Marte sostò a Castelfranco con la sorella Venere, di cui l’oste ammirò la bellezza senza veli… l’oste ch’era guercio e bolognese imitando di Venere il bellico, l’arte di fare il tortellino apprese”.
Ne
Il Malmantile racquistato, poema del pittore fiorentino Lorenzo Lippi (1606-1674), molto interessante dal punto di vista linguistico per la sua ricchezza di vocaboli, modi di dire e locuzioni tipiche della parlata fiorentina del tempo, viene riportata l’espressione
“ognun può far della sua pasta gnocchi”, cioè disporre delle proprie cose come meglio si crede, per lo più a sproposito.
Nell’ottobre del 1743 Giacomo Casanova (1725-1798), all’età di 20 anni, sostò a Chioggia per tre giorni. Vi compose e recitò un sonetto in onore dei maccheroni. E ne mangiò una tale quantità che fu chiamato Principe dei Maccheroni.
Il corpo di Santo Stefano viene rinvenuto in una madia in cui era stato sepolto di nascosto e per questo viene assunto quale protettore dei Pastai.
Jacopo Vittorelli (1749-1835) nativo di Bassano del Grappa (VI), scrive il poemetto giocoso
I maccheroni in cui, oltre ad attribuire a Pulcinella l’invenzione di
“tal cibo che rallegra gli animi”, specifica che, mentre un tempo la pasta si faceva a mano, i vari formati
“ora li spreme il torchio e in più di dodici fogge diverse”.
La pasta si sposa al pomodoro per la prima volta in una ricetta contenuta nella
Cucina teorico-pratica del napoletano Ippolito Cavalcanti (1787-1859) Duca di Buonvicino. Il segreto del successo dei vermicelli con il pomodoro sta nel far restringere con cura la salsa, nel cuocere al dente la pasta e nel far saltare il tutto in padella, dando
ogni tanto una rivoltata fino a raggiungere il perfetto condimento.
Il 7 settembre 1860 il generale Giuseppe Garibaldi (1807-1882), dopo aver conquistato la Sicilia, entrava in Napoli e nulla ormai avrebbe potuto impedire l’unità d’Italia. Cavour (1810-1861), Capo del Governo italiano, ne dava notizia, scrivendo nel rapporto ufficiale:
“I maccheroni sono cotti e noi li mangeremo”.
Nella corrispondenza di Giuseppe Verdi (1813-1906) fu pubblicata una lettera della moglie Giuseppina Strepponi all'impresario Corticelli nella quale ammette che ci sarebbero voluti
“i tagliatelli e i maccheroni ben perfetti per renderlo di buon umore in mezzo al ghiaccio e alle pellicce” in occasione della prima de
“La forza del destino” a San Pietroburgo.
La governante di Rossini, Giulia Barbenoire, che era entrata al suo servizio a 18 anni, nel 1920 rilascia una affettuosa intervista dove ricorda:
“Ogni sabato v’era il famoso pranzo: 15 coperti erano sempre pronti; veniva chi voleva: il fedele maestro Carafa, Tamburini, la Patti, d’Alboni, il pianista Diemer… E tutti andavano in estasi per i famosi maccheroni che Rossini preparava con le proprie mani” e la cui ricetta recitava:
“Perché i maccheroni riescano appetitosi occorre buona pasta, ottimo burro, salsa di pomodoro e Parmigiano eccellenti, e una persona intelligente che cuocia, condisca e serva”.
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Ricetta: chicche di patate tricolori con fontina filante5 marzo 2014
Nonna alla piemontese li chiamava gnocchi alla bava (nome tradizionale ma forse poco invitante)...
Chicche di patate tricolori con fontina filante
1 kg. di chicche di patate tricolori (o gnocchi di patate)
300 gr. di fontina (o toma piemontese)
40 gr. di burro
latte
noce moscata
sale e pepe bianco
Tagliare la fontina a striscioline sottili e tenerla a bagno nel latte per circa un'ora.
Lessare gli gnocchi in acqua salata e scolarli appena vengono a galla.
Mettere metà del burro a dadini in quattro tegliette monoporzione poi gli gnocchi, un pizzico di sale, una spolverata di noce moscata, la fontina (senza il latte), il burro rimasto e una macinata di pepe bianco.
Infornare le teglie a 200° sino a quando la fontina sarà ben sciolta ma non gratinata.
La ricetta non prevede l'aggiunta di parmigiano (o grana) grattugiato ma può essere portato in tavola a disposizione dei commensali.
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Ricetta: gnocchi con cannella e semi di papavero15 febbraio 2014
Io li propongo salati...
Gnocchi di patate con cannella e semi di papavero
1 kg. di gnocchi di patate
60/70 gr. di burro
1 cucchiaio di semi di papavero
mezzo cucchiaino di cannella
parmigiano grattugiato
sale
Lessare gli gnocchi in acqua salata e scolarli appena vengono a galla.
In una padella sciogliere il burro senza farlo diventare nocciola, unire gli gnocchi, la cannella, i semi di papavero e una presa di sale. Fare insaporire rimestando delicatamente.
Prima di servire cospargere di parmigiano.
L’origine degli gnocchi conditi con burro e cannella vanta diverse provenienze, dalla cucina di origine slava a quella tradizionale della bassa veronese, con tante varianti ma quasi sempre con la presenza di zucchero.
Lo so, non si può... ma che voglia di dire "i gnocchi" come si dice a casa...
Per quanto ai fornelli non esistano verità assolute quando leggo "per quattro persone 500 gr. di gnocchi conditi con 100 gr. di burro" resto quantomeno perplessa...
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